Ma come avviene questo processo associativo? Anche esso non si riesce a concepirlo che alla stregua della legge assoluta, della normalità, e quando — per il tardo ingegno o per il pregiudizio — la legge non salta agli occhi subito, si giudica e si manda: utopia, utopisti.
Lenin è dunque un utopista, il proletariato russo, dal giorno della rivoluzione bolscevica ad oggi, vive in piena utopia e un terribile risveglio lo attende implacabile.
Se alla storia russa si applicano gli schemi astratti, generici, costruiti per poter seguire i momenti dello sviluppo normale dell'attività economica e politica del mondo occidentale, l'illazione non può essere altra che questa. Ma ogni fenomeno storico è «individuo»; lo sviluppo è governato dal ritmo della libertà; la ricerca non deve essere di necessità generica, ma di particolare necessità. Il processo di causazione deve essere studiato instrinsecamente agli avvenimenti russi, non da un punto di vista generico e astratto.
Negli avvenimenti di Russia esiste indubbiamente il rapporto di necessità, ed è un rapporto di necessità capitalistica: la guerra è stata la condizione economica, il sistema di vita pratica che ha determinato lo Stato nuovo, che ha sostanziato di necessità la dittatura del proletariato: la guerra che la Russia arretrata ha dovuto combattere nelle stesse forme degli Stati capitalistici piú progrediti.
Nella Russia patriarcale non potevano avvenire quegli addensamenti di individui che avvengono in un paese industrializzato, e che sono la condizione perché i proletari si conoscano tra loro, si organizzino e acquistino consapevolezza della propria potenza di classe da rivolgere a un fine umano universale.
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