In Russia la libera affermazione delle energie individuali e associate ha schiantato gli ostacoli delle parole e dei piani prestabiliti. La borghesia ha cercato di imporre il suo dominio ed ha fallito. Il proletariato ha assunto la direzione della vita politica ed economica e realizza il suo ordine. Il suo ordine, non il socialismo, perché il socialismo non s'esprime con un fiat magico: il socialismo è un divenire, uno sviluppo di momenti sociali sempre piú ricchi di valori collettivi. Il proletariato realizza il suo ordine, costituendo istituti politici che garantiscano la libertà di questo sviluppo, che assicurino la permanenza del suo potere.
La dittatura è l'istituto fondamentale che garantisce la libertà, che impedisce i colpi di mano delle minoranze faziose. È garanzia di libertà perché non è un metodo da perpetuare, ma permette di creare e solidificare gli organismi permanenti in cui la dittatura si dissolverà, dopo aver compiuto la sua missione.
Dopo la rivoluzione la Russia non era ancora libera, perché non esistevano le garanzie della libertà, perché la libertà non era stata ancora organizzata.
Il problema era di suscitare una gerarchia, ma che fosse aperta, che non potesse cristallizzarsi in ordine di casta e di classe.
Dalla massa, dal numero si doveva arrivare all'uno, in modo che esistesse una unità sociale, che l'autorità fosse solo autorità spirituale.
I nuclei vivi di questa gerarchia sono i Soviet e i partiti popolari. I Soviet sono l'organizzazione primordiale da integrare e sviluppare e i bolscevichi diventano il partito del governo perché sostengono che i poteri dello Stato devono dipendere ed essere controllati dai Soviet.
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