Il caos russo si rapprende intorno a questi elementi d'ordine: incomincia l'ordine nuovo. Una gerarchia si costituisce: dalla massa disorganizzata e sofferente si passa agli operai e contadini organizzati, ai Soviet, al partito bolscevico e all'uno: Lenin. È la gradazione gerarchica del prestigio e della fiducia, che si è formata spontaneamente, che si mantiene per libera elezione.
Dov'è l'utopia in questa spontaneità? Utopia è l'autorità, non la spontaneità, ed è utopia in quanto diventa carrierismo, diventa casta, e presume essere eterna: la libertà non è utopia perché aspirazione primordiale, perché tutta la storia degli uomini è lotta e lavoro per suscitare istituti sociali che garantiscano il massimo di libertà.
Formatasi questa gerarchia essa sviluppa la sua logica. I Soviet e il partito bolscevico non sono organismi chiusi: si integrano continuamente. Ecco il dominio della libertà, ecco le garanzie della libertà. Non sono caste, sono organismi in continuo sviluppo. Rappresentano la progressione della consapevolezza, rappresentano l'organizzabilità della società russa.
Tutti i lavoratori possono far parte dei Soviet, tutti i lavoratori possono influire nel modificarli e renderli meglio espressivi delle loro volontà e dei loro desideri. La vita politica russa è indirizzata in modo che tende a coincidere con la vita morale, con lo spirito universale della umanità russa. Avviene uno scambio continuo tra queste tappe gerarchiche: un individuo grezzo si affina nella discussione per la elezione del suo rappresentante al Soviet, egli stesso può essere il rappresentante; egli controlla questi organismi perché li ha sempre sotto gli occhi, vicini nel territorio.
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