I sinistri beccamorti dell'antisocialismo hanno sconciamente tripudiato sul presunto cadavere sanguinoso (o destino crudele, quanti pii desideri, quanti soavi ideali tu hai infranto), hanno esaltato la gloriosa omicida, hanno rinverdito la tattica, squisitamente borghese, del terrorismo e del delitto politico.
I beccamorti sono stati defraudati: Lenin vive e noi auguriamo, per il bene e la fortuna del proletariato, che egli riacquisti presto il vigore fisico e riprenda il suo posto di milite del socialismo internazionale.
Il baccanale giornalistico avrà avuto anch'esso la sua efficacia storica: i proletari ne hanno colto la significazione sociale. Lenin è l'uomo piú odiato nel mondo, cosí come un giorno lo fu Carlo Marx [dodici righe censurate].
Lenin ha consacrato tutta la sua vita alla causa del proletariato: il contributo che egli ha dato allo sviluppo dell'organizzazione e alla diffusione delle idee socialiste in Russia è immenso. Uomo di pensiero e di azione trova la sua forza nel carattere morale; la popolarità che gode tra le masse operaie è spontaneo omaggio alla sua rigida intransigenza verso il regime capitalista: egli non si è mai lasciato abbacinare dalle apparenze superficiali della società moderna, che altri hanno scambiato con la realtà, precipitando quindi di errore in errore.
Lenin, applicando il metodo foggiato da Marx, trova che la realtà è il profondo e incolmabile abisso che il capitalismo ha scavato fra il proletariato e la borghesia, ed il sempre crescente antagonismo delle due classi.
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