Nell'entusiasmo della prima ora per la caduta dello zarismo, la maggioranza della classe operaia e molti dei suoi condottieri si erano lasciati convincere dalla fraseologia di questo uomo, il quale, colla sua mentalità piccolo-borghese, per la mancanza di qualsiasi programma e di ogni visione socialista della società, poteva condurre la rivoluzione allo sfacelo e trascinare il proletariato russo su una via pericolosa per l'avvenire del nostro movimento [tre righe censurate].
Arrivato in Russia, Lenin si mise subito a svolgere la sua azione essenzialmente socialista, e che potrebbe sintetizzarsi nel motto di Lassalle: «Dire ciò che è»: una critica stringente e implacabile dell'imperialismo dei cadetti (partito costituzionale-democratico, il piú grande partito liberale della Russia), della fraseologia di Kerenski e del collaborazionismo dei menscevichi.
Basandosi sullo studio critico approfondito delle condizioni economiche e politiche della Russia, dei caratteri della borghesia russa e della missione storica del proletariato russo, Lenin fin dal 1905 era venuto alla conclusione che per l'alto grado di coscienza di classe del proletariato, e dato lo sviluppo della lotta di classe, ogni lotta politica si sarebbe trasformata in Russia necessariamente in lotta sociale contro l'ordinamento borghese. Questa posizione speciale in cui si trovava la società russa era dimostrata anche dalla incapacità della classe capitalista a condurre una seria lotta contro lo zarismo per sostituirgli il suo dominio politico.
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