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      Contro questo inganno si levò vigorosamente il partito bolscevico con a capo Lenin, implacabilmente smascherando le vere intenzioni della borghesia russa, combattendo la tattica nefasta dei menscevichi che consegnava il proletariato mani e piedi legati alla borghesia. I bolscevichi rivendicavano ai Soviet tutti i poteri, perché ciò solo poteva costituire una garanzia contro le mene reazionarie delle classi abbienti.
     
      All'inizio gli stessi Soviet, sotto l'influsso dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari, si opponevano a questa soluzione e preferivano dividere il potere con i diversi elementi della borghesia liberale; anche la massa, eccettuata una minoranza piú avanzata, lasciava fare, non vedendo chiaro nella realtà delle cose, mistificata da Kerenski e dai menscevichi al governo [diciassette righe censurate].
      Gli eventi si sviluppavano in modo da dare completa ragione alla critica serrata e stringente di Lenin e dei bolscevichi, che avevano sostenuto non avere la borghesia né il desiderio né la capacità di dare una soluzione democratica agli obiettivi della rivoluzione, ma che essa, aiutata inconsciamente dai socialisti collaborazionisti, avrebbe condotto il paese alla dittatura militare, strumento politico necessario per il conseguimento dei fini imperialistici e reazionari. Le masse operaie e contadine, attraverso la propaganda dei bolscevichi, cominciarono a rendersi conto di quanto avveniva, acquistarono una capacità e una sensibilità politica sempre maggiore: la loro esasperazione proruppe la prima volta nel luglio con la sollevazione di Pietrogrado facilmente repressa dal Kerenski.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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