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      Come era naturale, il Congresso panrusso dei Soviet, che si era convocato nonostante il divieto di Kerenski, affidò, fra l'entusiasmo generale, la carica di presidente del Consiglio dei commissari del popolo a Lenin che aveva dimostrato tanta abnegazione per la causa del proletariato e tanta chiaroveggenza nel giudicare i fatti e nel tracciare il programma d'azione della classe operaia [trentacinque righe censurate].
     
      La stampa borghese di tutti i paesi ha sempre rappresentato Lenin come un «dittatore» che si è imposto con la violenza ad un popolo sterminato e lo opprime ferocemente. I borghesi non riescono a concepire la società che inquadrata nei loro schemi dottrinari: la dittatura per loro è Napoleone, o sia pure Clemenceau, è il dispotismo accentratore di tutto il potere politico nelle mani di uno solo, ed esercitato attraverso una gerarchia di servi armati di schioppo o emarginatori di pratiche burocratiche. Perciò la borghesia ha tripudiato alla notizia dell'attentato contro il nostro compagno, e ne ha decretato la morte: sparito il «dittatore» insostituibile, tutto il regime nuovo, secondo la loro concezione, dovrebbe miseramente crollare [sessantatre righe censurate].
      Egli è stato aggredito mentre usciva da una officina, dove aveva tenuto una conferenza agli operai: il «feroce dittatore» continua dunque la sua missione di propagandista, è sempre a contatto coi proletari, ai quali porta la parola della fede socialista, l'incitamento all'opera tenace di resistenza rivoluzionaria, per costruire, per migliorare, per progredire attraverso il lavoro, il disinteresse, il sacrifizio.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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