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      La misura del progresso storico è data infatti dall'affermarsi sempre piú accentuato del principio organizzativo, in contrapposizione all'arbitrio, al capriccio, al vago istinto dell'originalità vuota di contenuto concreto; dal formarsi di salde gerarchie democratiche, liberamente costituite in vista di un fine concreto, irraggiungibile se ad esso non si tende con tutte le energie raccolte in fascio.
      Il Partito socialista italiano si è costituito all'inizio per il confluire caotico di individui usciti dalle piú diverse scaturigini sociali: ha tardato a diventare interprete della volontà classista del proletariato. È stato palestra di individualità bizzarre, di spiriti irrequieti; bell'assenza delle libertà politiche ed economiche che pungolano gli individui all'azione e rinnovano continuamente i ceti dirigenti, il Partito socialista è stato il fornitore di individui nuovi alla borghesia pigra e sonnolenta. I giornalisti piú quotati, gli uomini politici piú capaci e attivi della classe borghese, sono disertori del movimento socialista; il partito è stato la passerella delle fortune politiche italiane, è stato il crivello piú efficace dell'individualismo giacobino.
      Questa incapacità del partito a funzionare classisticamente era in correlazione al basso livello sociale della nazione italiana. La produzione era ancora infantile, gli scambi erano fiacchi; il regime era, come è ancora, non parlamentare, ma dispotico, non capitalistico cioè, ma piccolo-borghese. E anche il socialismo italiano era piccolo-borghese, procacciante, opportunista, tramite di privilegi statali a poche categorie proletarie.


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Scritti politici
Prima parte
di Antonio Gramsci
pagine 279

   





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