La riscossa classista è incominciata a Reggio Emilia, è continuata ad Ancona, si è dimostrata ormai rinsaldata nelle coscienze a Roma. I riformisti, gli eredi della mentalità piccolo-borghese preistorica, sono stati posti in minoranza, dopo che furono espulsi dalla compagine socialista i piú compromessi, i piú indisciplinati. Ma l'opera di rigenerazione non è ultimata: il Congresso ha tracciato i quadri; bisogna ancora continuare il lavoro di elaborazione individuale delle coscienze, bisogna educare dei militi che spontaneamente compiano gli atti congrui alle direttive classiste, che controllino tutti gli istituti dell'organizzazione proletaria perché questa diventi macchina potente di lotta, vibrante in ogni sua articolazione sotto l'impulso di un'unica volontà.
Il partito anticipa idealmente i momenti del processo storico della società, e si prepara per essere capace di dominarli quando si avvereranno: è esso stesso coefficiente attivo della storia italiana. La sua opera rivoluzionaria la esplica in ogni istante della sua vita. L'intransigenza ha valore rivoluzionario in quanto costringe i borghesi ad assumersi tutta la responsabilità dei loro atti ed è l'ingranatura necessaria per l'Internazionale proletaria: per essa si opera all'interno sulla compagine borghese minando i ceti abbarbicatisi al potere e divenuti parassiti della produzione, e si opera internazionalmente, poiché solo chi è libero da compromessi con lo Stato nazionale può onestamente entrare a far parte attiva e disciplinata di un organismo internazionale.
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