E per cose intendiamo (escludendo ogni intenzione di offendere o diminuire il valore e la coscienza di chicchessia) le organizzazioni, gli uomini che ne fanno parte, il complesso movimento di resistenza, che in Italia è quello che è — senza che buona volontà di singoli possa trasformarlo immediatamente — in dipendenza del grado di sviluppo economico e culturale che la società italiana ha raggiunto.
Le organizzazioni italiane di resistenza sono ben lungi dal rappresentare quelle forze democratiche e capaci di controllo reciproco che sono il presupposto di un'azione di classe politica ed economica, sistematica e ordinata quale il Partito socialista vorrebbe si esplicasse per rappresentare esso stesso veramente un'energia rivoluzionaria che trasformi la storia. Le organizzazioni italiane sono deboli e sconnesse, non solo esteriormente, ma specialmente dal punto di vista della cultura individuale, della preparazione e della coscienza individuale delle responsabilità e dei doveri democratici. Alla vita interna delle Leghe e delle Camere del lavoro partecipa una esigua minoranza degli inscritti; la maggioranza è regolarmente assente, ciò che però non toglie la possibilità, insita nei suoi diritti sociali, che essa intervenga nei momenti decisivi della vita dell'organizzazione, portando nei suffragi la leggerezza e l'avventatezza proprie di chi, non avendo dato nulla all'attività minuta dell'organizzazione, non comprendendo la portata e le conseguenze possibili di una decisione, non ha il senso della responsabilità dei suoi atti.
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