I cattolici si aggrappano alla realtà che sfugge al loro controllo. Il mito religioso, come coscienza diffusa che informa dei suoi valori tutte le attività e gli organismi della vita individuale e collettiva, si dissolve, in Italia come già altrove, e diventa partito politico definito. Si laicizza, rinunzia alla sua universalità, per diventare volontà pratica di un particolare ceto borghese, che si propone, conquistando il governo dello Stato, oltre che la conservazione dei privilegi generali della classe, la conservazione dei privilegi particolari dei suoi aderenti:
Il costituirsi dei cattolici in partito politico è il fatto piú grande della storia italiana dopo il Risorgimento. I quadri della classe borghese si scompaginano: il dominio dello Stato verrà aspramente conteso, e non è da escludere che il partito cattolico, per la sua potente organizzazione nazionale accentrata in poche mani abili, riesca vittorioso nella concorrenza dei ceti liberali e conservatori laici della borghesia, corrotti, senza vincoli di disciplina ideale, senza unità nazionale, rumoroso vespaio di basse congreghe e consorterie.
Per l'intima necessità della sua struttura, per gl'inconciliabili conflitti degl'interessi individuali e di gruppo, la classe borghese sta per entrare in un momento di crisi costituzionale che proietterà i suoi effetti nell'organizzazione dello Stato, proprio mentre il proletariato agricolo e urbano trova, nell'idea dei Soviet, il perno della sua energia rivoluzionaria, l'idea compaginatrice dell'ordine nuovo internazionale.
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