Il socialismo è stato per B. G. atto di fede in una legge naturale che trascende lo spirito. Il suo socialismo non è stato quindi un atto di vita, ma un puro riflesso di sentimento, una mistica, non una pratica. Egli non ha neppure oggi superato criticamente questo momento del suo spirito; è avvenuto in lui un semplice spostamento, una sostituzione di contenuto empirico, ma l'immaturità non è divenuta maturità nonostante l'uso e l'abuso della fraseologia idealistica.
Il determinismo economico, prima che essere fondamento scientifico dell'azione politica ed economica della classe lavoratrice, è autocoscienza storica della classe lavoratrice, è norma d'azione, è dovere morale. La dottrina della lotta di classe sarà meno viva e meno alta della dottrina mazziniana, ma è questa una valutazione astratta, puramente intellettuale: storicamente, concretamente, la dottrina della lotta di classe è superiore al mazzinianismo di quanto la critica è superiore al sentimento, di quanto la volontà critica è superiore all'arbitrio puerile, di quanto la necessità divenuta consapevolezza è superiore alla vacua fraseologia umanitaria, che si illude basti proporre un fine sublime perché esso sia morale e sia sublime.
Balbino Giuliano è un astrattista, non un realista, è un cattolico, non un idealista.
Egli consiglia ai giovani lo studio dei «problemi concreti», e sostiene la quistione sociale essere quistione morale, quistione di educazione spirituale.
Ma i suoi «problemi concreti» sono semplicemente problemi di politica empirica; la concretezza non è altro che limitazione empirica nel tempo e nello spazio, puro tecnicismo materialistico, che nell'arte ci riporterebbe ai generi letterari e alla estetica del contenuto.
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Giuliano
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