Per un idealista, cosí posto, il problema è una vacuità fraseologica ed è irrisolvibile «politicamente»; è un travestimento buffo dello spirito cristiano; è una cattiva azione, è una scaturigine di pervertimento sociale e di scetticismo individuale, è l'arresto della vita storica per un ascetismo che ha i suoi cenobi nelle biblioteche e il suo rito nelle giostre oratorie e nelle polemiche rivistaiole.
Se il Giuliano avesse non «creduto» nel socialismo, ma fosse stato socialista, se la immaturità della percezione intellettuale fosse divenuta maturità nell'atto creativo di consapevolezza teoretica e di norma pratica, altri problemi concreti avrebbe proposto alla meditazione e alla soluzione-azione.
Perché anche la dottrina del materialismo storico ha i suoi problemi concreti educativi e spirituali. Perché gli intellettuali del socialismo hanno dei doveri immediati, quando traducono in pratica la meditazione filosofica. A questi doveri il Giuliano non ha obbedito, e la sua mancata adesione al dovere giustifica col fallimento delle dottrine.
La dottrina del materialismo storico è l'organizzazione critica del sapere sulle necessità storiche che sostanziano il processo di sviluppo della società umana, non è l'accertamento di una legge naturale, che si svolge «assolutamente» trascendendo lo spirito umano. È autocoscienza stimolo all'azione, non scienza naturale che esaurisca i suoi fini nell'apprendimento del vero. Se la «necessità» storica trascende l'arbitrio dell'individuo posto come pura ragione, come cellula empirica della società, è immanente in ogni individuo, momento concreto dello spirito universale che attua l'essenziale legge del suo sviluppo: è quindi «prassi», superamento continuo, adeguazione continua dell'individuo empirico alla universalità spirituale.
| |
Giuliano Giuliano
|