Non esiste società se non in uno Stato, che è la sorgente e il fine di ogni diritto e di ogni dovere, che è garanzia di permanenza e di successo di ogni attività sociale. La rivoluzione proletaria è tale quando dà vita e s'incarna in uno Stato tipicamente proletario, custode del diritto proletario, che svolge le sue funzioni essenziali come emanazione della vita e della potenza proletaria.
I bolscevichi hanno dato forma statale alle esperienze storiche e sociali del proletariato russo, che sono le esperienze della classe operaia e contadina internazionale; hanno sistemato in organismo complesso e agilmente articolato la sua vita piú intima, la sua tradizione e la sua storia spirituale e sociale piú profonda e amata. Hanno rotto col passato, ma hanno continuato il passato; hanno spezzato una tradizione, ma hanno sviluppato e arricchito una tradizione: hanno rotto col passato della storia dominato dalla classe possidente, hanno continuato, sviluppato, arricchito la tradizione vitale della classe proletaria, operaia e contadina. In ciò sono stati rivoluzionari, perciò hanno instaurato l'ordine e la disciplina nuovi. La rottura è irrevocabile, perché tocca l'essenziale della storia, è senza possibilità di ritorni indietro, ché altrimenti un immane disastro piomberebbe sulla società russa. Ed ecco iniziarsi un formidabile duello con tutte le necessità della storia, dalle piú elementari alle piú complesse, che occorreva incorporare nel nuovo Stato proletario, dominare, infrenare nelle funzioni del nuovo Stato proletario.
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