Invece, amico dell'arte, favorevole alla creazione e alla contemplazione disinteressata della bellezza sarebbe il regime attuale, di mercanti avidi di ricchezza e di sfruttamento che esplicano la loro attività essenziale nel distruggere barbaramente la vita e la bellezza, il regime dei trafficanti che apprezzano il genio quando si è convertito in valore monetario, che hanno elevato la falsificazione dei capolavori a industria nazionale, che hanno soggiogato la poesia alle loro leggi dell'offerta e della domanda e mentre artificialmente «lanciano» avventurieri della letteratura, lasciano morire d'inedia e di disperazione artisti di prim'ordine «che i posteri rivendicheranno poiché i valori reali si impongono o prima o dopo» (consolazione estetico-liberale che assolve i droghieri, i salsamentari e i delegati di pubblica sicurezza, esponenti del regime, dai delitti che si commettono contro i viventi creatori della bellezza).
No, il comunismo non oscurerà la bellezza e la grazia: bisogna comprendere lo slancio con cui gli operai si sentono portati alla contemplazione dell'arte, alla creazione dell'arte, come profondamente si sentono offesi nella loro umanità per il fatto che la schiavitú del salario e del lavoro li taglia fuori da un mondo che integra la vita dell'uomo, che la rende degna di essere vissuta. Lo sforzo che i comunisti russi hanno fatto per moltiplicare le scuole e i teatri di prosa e di musica, per rendere accessibili alle folle le gallerie; il fatto che i villaggi e le fabbriche che si distinguono nella produzione vengono premiati con l'assegnazione di godimenti culturali ed estetici, dimostrano come il proletariato arrivato al potere tende a instaurare il regno della bellezza e della grazia, tende a elevare la dignità e la libertà dei creatori di bellezza.
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