Il Partito socialista e i sindacati professionali non possono assorbire tutta la classe lavoratrice, che attraverso un lavorío di anni e di diecine di anni. Essi non si identificheranno immediatamente con lo Stato proletario; nelle Repubbliche comuniste infatti essi continuano a sussistere indipendentemente dallo Stato, come istituti di propulsione (il Partito) o di controllo e di realizzazione parziale (i sindacati). Il Partito deve continuare a essere l'organo di educazione comunista, il focolare della fede, il depositario della dottrina, il potere supremo che armonizza e conduce alla mèta le forze organizzate e disciplinate della classe operaia e contadina. Appunto per svolgere rigidamente questo suo ufficio, il Partito non può spalancare le porte alla invasione di nuovi aderenti, non abituati all'esercizio della responsabilità e della disciplina.
Ma la vita sociale della classe lavoratrice è ricca di istituti, si articola in molteplici attività. Questi istituti e queste attività bisogna appunto sviluppare, organizzare complessivamente, collegare in un sistema vasto e agilmente articolato che assorba e disciplini l'intera classe lavoratrice.
L'officina con le sue commissioni interne, i circoli socialisti, le comunità contadine, sono i centri di vita proletaria nei quali occorre direttamente lavorare.
Le commissioni interne sono organi di democrazia operaia che occorre liberare dalle limitazioni imposte dagli imprenditori, e ai quali occorre infondere vita nuova ed energia. Oggi le commissioni interne limitano il potere del capitalista nella fabbrica e svolgono funzioni di arbitrato e di disciplina.
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