In questo senso il comunismo non è contro lo «Stato», anzi si oppone implacabilmente ai nemici dello Stato, agli anarchici e ai sindacalisti anarchici, denunziando la loro propaganda come utopistica e pericolosa alla rivoluzione proletaria.
Si è costruito uno schema prestabilito secondo il quale il socialismo sarebbe una «passerella» all'anarchia; è questo un pregiudizio scemo, una arbitraria ipoteca del futuro. Nella dialettica delle idee, l'anarchia continua il liberalismo, non il socialismo; nella dialettica della storia, l'anarchia viene espulsa dal campo della realtà sociale insieme col liberalismo. Quanto piú la produzione dei beni materiali si industrializza e alla concentrazione del capitale corrisponde una concentrazione di masse lavoratrici, tanto meno aderenti ha l'idea libertaria. Il movimento libertario è ancora diffuso dove continua a prevalere l'artigianato e il feudalismo terriero; nelle città industriali e nelle campagne a cultura agraria meccanica, gli anarchici tendono a sparire come movimento politico, sopravvivendo come fermento ideale. In tal senso l'idea libertaria avrà un suo compito da svolgere ancora per un pezzo: essa continuerà la tradizione liberale in quanto ha imposto e ha realizzato conquiste umane che non devono morire col capitalismo.
Oggi, nel trambusto sociale determinato dalla guerra, pare che l'idea libertaria abbia moltiplicato il numero dei suoi aderenti. Non crediamo che sia una gloria dell'idea. Il fenomeno è di regressione: nelle città sono immigrati elementi nuovi, senza cultura politica, non allenati alla lotta di classe nella forma complessa che la lotta di classe ha assunto con la grande industria.
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