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      Ai commissari di reparto delle officine Fiat Centro e Brevetti(4)
     
     
      Compagni!
     
      La nuova forma che la commissione interna ha assunto nella vostra officina con la nomina dei commissari di reparto e le discussioni che hanno preceduto e accompagnato questa trasformazione non sono passate inavvertite nel campo operaio e padronale torinese. Da una parte si accingono a imitarvi le maestranze di altri stabilimenti della città e della provincia, dall’altra i proprietari e i loro agenti diretti, gli organizzatori delle grandi imprese industriali, guardano a questo movimento con interesse crescente e si chiedono e chiedono a voi quale può essere lo scopo cui esso tende, quale il programma che la classe operaia torinese si propone di realizzare.
      Noi sappiamo che a determinare questo movimento il nostro giornale ha non poco contribuito. In esso la questione è stata esaminata da un punto di vista teorico e generale, non solo, ma sono stati raccolti ed esposti i risultati delle esperienze di altri paesi, per fornire gli elementi per lo studio delle applicazioni pratiche. Noi sappiamo però che l’opera nostra ha avuto un valore in quanto essa ha soddisfatto un bisogno, ha favorito il concretarsi di un’aspirazione che era latente nella coscienza delle masse lavoratrici. Per questo cosí rapidamente ci siamo intesi, per questo cosí sicuramente si è potuto passare dalla discussione alla realizzazione.
      Il bisogno, l’aspirazione da cui trae la sua origine il movimento rinnovatore dell’organizzazione operaia da voi iniziato, sono, crediamo noi, nelle cose stesse, sono una conseguenza diretta del punto cui è giunto, nel suo sviluppo, l’organismo sociale ed economico basato sull’appropriazione privata dei mezzi di scambio e di produzione.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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