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      Perciò hanno bisogno di inserirsi in una forza reale - l’organizzazione politica e corporativa dei lavoratori - che aderisce plasticamente al processo storico: da ciò traggono l’illusione di essere - e di essere una forza diffusa e organica, e questa illusione è la loro ragion d’essere.
     
      La «dottrina» anarchica vale per tutti i tempi e per tutti i luoghi, essa è basata sulla «natura» umana, la quale dovrebbe essere governata da leggi fisse e immutabili, quali sono appunto le cosiddette «leggi della natura». La natura umana è lo spirito; la legge costante che governa lo spirito nella sua piú alta manifestazione - il pensiero - determina una ricerca continua di libertà, una continua lotta contro i pregiudizi, contro le angustie, contro i limiti imposti dalla tradizione, dalla religione, dalla mancanza di spirito critico. La «dottrina» anarchica è un riflesso cristallizzato e immiserito in formule dogmatiche e incoerenti di una tendenza filosofica non ancora giunta a una maturità e a una sistemazione organica.
      Nel momento della sua maturità, questa dottrina filosofica ha dimostrato che la filosofia e la storia coincidono: nel fenomeno di simbiosi anarchico-socialista possiamo constatare la verità obbiettiva di questa dimostrazione. Nel regime di concorrenza determinata dalla proprietà privata, le correnti sociali tendono a impersonare una manifestazione storica generale: i socialisti si richiamano alle manifestazioni profonde della vita sociale, alla struttura economica che condiziona tutte le forme della vita sociale: gli anarchici si richiamano alle leggi costanti dello spirito, alla libertà, al pensiero («anarchico è il pensiero ecc. ecc.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334