L’Internazionale è lo «Stato» dei lavoratori, cioè la base vera e propria del progresso nella storia specificatamente comunista e proletaria.
Lo Stato rimarrà apparato di potere politico fin quando esisteranno le classi, fin quando, cioè, i lavoratori armati non saranno riusciti - attraverso lo Stato politico (o Dittatura) attrezzato dai capitalisti come una bardatura dell’organismo economico - a dominare e possedere realmente l’apparato nazionale di produzione e a farne la condizione permanente della loro libertà.
Le parole «Stato», «legalità», «autoritarismo» ecc., con le quali gli anarchici si riempiono la bocca, hanno un determinato valore, fin quando sussistono i rapporti di proprietà individuale: hanno un valore politico. Ne acquistano un altro se concepiti come rapporti puramente industriali. Gli operai dell’industria conoscono questi rapporti per esperienza diretta, e perciò sono socialisti, hanno una psicologia dialettica; non sono anarchici, cioè cristallizzati in una formula.
L’unità nazionale(6)
La borghesia italiana è nata e si è sviluppata affermando e realizzando il principio dell’unità nazionale. Poiché l’unità nazionale ha rappresentato nella storia italiana, come nella storia degli altri paesi, la forma di una organizzazione tecnicamente piú perfetta dell’apparato mercantile di produzione e di scambio, la borghesia italiana è stata lo strumento storico di un progresso generale della società umana.
Oggi, per gli intimi, insanabili conflitti creati dalla guerra nella sua compagine, la borghesia tende a disgregare la nazione, a sabotare e a distruggere l’apparato economico cosí pazientemente costruito.
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