Giorgio Sorel(7)
Giorgio Sorel, nel Resto del Carlino del 5 ottobre afferma: «La legislazione bolscevica ci offre una traduzione pragmatica del comunismo; essa ha istituito dei Consigli di controllo delle fabbriche nominati dagli operai. Che questi, anziché domandare a Kautsky ed ai suoi emuli il disegno della città futura, compiano la loro educazione industriale conquistando piú estesi poteri nelle officine e svolgeranno opera di comunisti! L’esperienza che si compie nelle officine Fiat ha maggiore importanza di tutti gli scritti pubblicati sotto gli auspici della Neue Zeit (la rivista del marxismo dottrinario tedesco)». Il giudizio del Sorel concorda con quello che Lenin dà dell’importanza dei Consigli dei commissari di reparto, aggiungendo che i teorici della III Internazionale non hanno fatto altro che metter sulla carta ciò che già era acquisito alla coscienza delle masse. In fondo, dunque, noi troviamo in questi giudizi un riconoscimento della maturità del proletariato torinese che si è messo per questa via.
Sarà bene intendersi, però, circa il valore che noi diamo alle parole del Sorel. Non vi par già di sentire mormorare, o affermare decisamente che, per amor di successo, noi ci facciamo anche sindacalisti? Non abbiamo finora avuto occasione di parlare per disteso del Sorel e dell’opera sua. Certo è che in essa siamo ben lontani dall’accettare tutto. Non accettiamo la teoria sindacalista, cosí come vollero presentarla allievi e applicatori e come forse non era da principio nella mente del maestro, che pure parve poi consentire ad essa.
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