In Russia il Consiglio di fabbrica ha iniziato la sua esistenza a Sestroretz, prima di diventare istituto della classe lavoratrice russa e diventare la base delle esperienze proletarie che hanno culminato nello Stato dei Soviet. In Italia l’esistenza del Consiglio ha incominciato a Torino, nell’industria metallurgica; è un particolare che nell’avvenire sarà ricordato dagli eruditi. Gli operai torinesi non ambiscono a nessun primato, a nessun brevetto, a nessuna medaglia commemorativa. Da buoni internazionalisti, ambiscono al lavoro concreto rivoluzionario; e nessuno potrà mai convincerli che, se è necessario ancora molto lavorare e molto sacrificarsi e molto chiarire e molto migliorare, non perciò si è fatto meno un passo in avanti; la prima rottura, il primo passo ha pure la sua importanza, e gli operai torinesi l’hanno fatto.
Sindacalismo e Consigli(12)
Siamo noi sindacalisti? Il movimento, iniziatosi a Torino, dei commissari di reparto, è nient’altro che l’ennesima incarnazione localistica della teoria sindacalista? È davvero esso il piccolo turbo che preannunzia le devastazioni del ciclone sindacalista marca indigena, di quel conglomerato di demagogia, di enfatico verbalismo pseudorivoluzionario, di spirito indisciplinato e irresponsabile, di maniaco esagitarsi di pochi individui dall’intelligenza limitata (poco cervello e molta gola) che sono finora riusciti, qualche volta, a saccheggiare la volontà delle masse, il quale rimarrà negli annali del movimento operaio italiano contrassegnato dalla etichetta: sindacalismo italiano?
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