I rivoluzionari e le elezioni(13)
Cosa attendono dalle elezioni i rivoluzionari consapevoli, gli operai e contadini che giudicano il Parlamento dei deputati eletti a suffragio universale (dagli sfruttatori e dagli sfruttati) e secondo circoscrizioni territoriali, come la maschera della dittatura borghese? Non attendono certo la conquista della metà piú uno dei seggi e una legislatura che sia caratterizzata da una serqua di decreti e di leggi che tendono a smussare gli angoli e a rendere piú facile e piú comoda la convivenza delle due classi, quella degli sfruttatori e quella degli sfruttati. Attendono invece che lo sforzo elettorale del proletariato riesca a far entrare in Parlamento un buon nerbo di militanti del Partito socialista, e che esso sia abbastanza numeroso e agguerrito per rendere impossibile a ogni leader della borghesia di costituire un governo stabile e forte, per costringere quindi la borghesia a uscire dall’equivoco democratico, a uscire dalla legalità e determinare una sollevazione degli strati piú profondi e vasti della classe lavoratrice contro l’oligarchia degli sfruttatori.
I rivoluzionari consapevoli, gli operai e contadini che sono ormai persuasi che la rivoluzione comunista avverrà solo attraverso la dittatura proletaria incarnantesi in un sistema di Consigli operai e contadini, hanno lottato per mandare molti deputati socialisti nel Parlamento, perché hanno ragionato in questo modo:
La rivoluzione comunista non può essere realizzata con un colpo di mano.
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