Essi non concepiscono l’internazionalismo come realtà vivente e operante nella storia tanto del capitalismo quanto del proletariato.
Ma se invece si concepisce la realtà italiana come inserita in un sistema internazionale, come dipendente da questo sistema internazionale, allora il giudizio storico cambia e la conclusione pratica cui deve giungere ogni socialista consapevole, ogni operaio e contadino che senta la responsabilità della missione rivoluzionaria della sua classe, è questa: bisogna essere preparati, bisogna essere armati per la conquista del potere sociale. Il fatto che la rivoluzione è imposta dalle condizioni del sistema internazionale capitalistico rende piú complicato e difficile il compito dell’avanguardia rivoluzionaria italiana, ma queste complicazioni e queste difficoltà devono spingere a meglio essere agguerriti e preparati, non devono spingere all’illusione e allo scetticismo.
Appunto: la rivoluzione trova le grandi masse popolari italiane ancora informi, ancora polverizzate in un brulichío animalesco di individui senza disciplina e senza cultura, ubbidienti solo agli stimoli del ventre e delle passioni barbariche. Appunto perciò i rivoluzionari consapevoli hanno accettato la lotta elettorale: per creare una unità e una forma primordiale in questa moltitudine, per legarla con un vincolo all’azione del Partito socialista, per dare un senso e un barlume di coscienza politica ai suoi istinti e alle sue passioni. Ma anche perciò la avanguardia rivoluzionaria non vuole che queste moltitudini siano illuse, che si faccia loro credere che sia possibile superare la crisi attuale con l’azione parlamentare, con l’azione riformistica.
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