La massa elettorale ha votato i socialisti perché si aspetta che il gruppo parlamentare risolva i problemi piú urgenti e piú assillanti del dopoguerra. I leaders della Confederazione non verificheranno i poteri parlamentari, non domanderanno se alle elezioni hanno solo partecipato gli operai e i contadini organizzati, come fanno per i Consigli di fabbrica, i leaders sindacalisti sono per la democrazia borghese, non per la democrazia operaia; essi cercheranno in tutti i modi di rivolgere la forza parlamentare a favore dell’azione sindacale, anzi di sostituire l’una all’altra, e passare cosí di vittoria in vittoria.
Lo stesso passaggio di potere potrebbe avvenire dalla direzione del partito al gruppo parlamentare. La direzione rappresenta solo i tesserati del partito; il gruppo rappresenterà qualche milione di elettori, e automaticamente sarà portato, non solo nella sua parte riformista e centrista (che poi si rivelerà la maggioranza del gruppo stesso) ma anche in moltissimi elementi della parte rivoluzionaria, a sopravvalutare i problemi contingenti di risoluzione immediata. La volontà di conservare l’unione tra le tendenze e le istituzioni del movimento politico ed economico del proletariato, può condurre a compromessi deleteri per la compagine rivoluzionaria del proletariato.
Per la volontà popolare, il Partito socialista è diventato partito di governo. Le masse aspettano dal partito una azione positiva di realizzazione. Il processo rivoluzionario è giunto a una fase critica, decisiva.
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