Il partito deve superare i conflitti che vanno profilandosi nel movimento socialista e proletario. Deve superarli organicamente, non con patti e promesse: essi sono nella realtà, risultano incoercibilmente dalle condizioni obbiettive e psicologiche delle masse popolari italiane, non possono essere composti, quindi, giuridicamente, sulla carta o sulle parole degli uomini di buona volontà.
Le masse popolari hanno votato i socialisti perché vogliono un governo di socialisti, perché vogliono che un governo socialista rivolga a loro vantaggio l’apparato amministrativo, giudiziario, militare e d’approvvigionamento dello Stato. Bisogna convincere queste masse che la risoluzione dei problemi tremendi del periodo attuale non è possibile fino a quando lo Stato è fondato sulla proprietà privata e sulla proprietà nazionale-burocratica, fino a quando la produzione industriale e agricola è fondata sulla iniziativa individuale, concorrentista, dei capitalisti e dei grandi proprietari terrieri. Bisogna convincerle che la soluzione radicale deve essere cercata dalle masse stesse, organizzate in modo idoneo per costituire un apparato di potere sociale, per costituire l’apparato dello Stato operaio e contadino, dello Stato dei produttori. Ma non deve essere una convinzione astratta, una convinzione inerte. Il partito deve indicare un lavoro positivo, un lavoro di ricostruzione: il partito deve dare l’impulso perché i Consigli operai e contadini diventino carne e ossa e non rimangano morte parole di una risoluzione di congresso.
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