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      Gli operai di città sono rivoluzionari per educazione, li ha resi tali lo svolgimento della coscienza e la formazione della persona nella fabbrica, cellula dello sfruttamento del lavoro; gli operai di città guardano oggi alla fabbrica come al luogo in cui si deve iniziare la liberazione, al centro di irradiazione del movimento di riscossa: perciò il loro movimento è sano, è forte e sarà vittorioso. Gli operai sono destinati a essere, nella insurrezione cittadina, l’elemento estremo e ordinatore a un tempo, quello che non lascerà che la macchina messa in moto si arresti e la terrà sulla giusta via; essi rappresentano sin d’ora l’intervento nella rivoluzione delle grandi masse, e personificano in modo vivente l’interesse e la volontà delle masse stesse.
      Nelle campagne dobbiamo contare soprattutto sull’azione e sull’appoggio dei contadini poveri, dei «senza terra». Essi saranno spinti a muoversi dal bisogno di risolvere il problema della vita, come ieri i contadini di Andria, dal bisogno di lottare per il pane, non solo, ma dallo stesso continuo bisogno, dal pericolo sempre incombente della morte per fame o per piombo, saranno obbligati a far pressione sulle altre parti della popolazione agricola, per costringerle a creare anche nelle campagne un organismo di controllo collettivo della produzione. Questo organismo di controllo, il Consiglio dei contadini, pur lasciando sussistere le forme intermedie di appropriazione privata del terreno (piccola proprietà), farà opera di coesione e di trasformazione psicologica e tecnica, sarà la base della vita comune nelle campagne, il centro attraverso il quale gli elementi rivoluzionari potranno far valere in modo continuo e concreto la loro volontà.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





Andria Consiglio