Oggi bisogna che anche i contadini sappiano quello che vi è da fare, che l’azione loro getti radici profonde e tenaci, aderendo, come quella degli operai, al processo produttivo della ricchezza. Come gli uni guardano alla fabbrica, gli altri debbono incominciare a guardare al campo come alla futura comunità di lavoro.
La sommossa di Andria ci dice che il problema è maturo: è il problema, in fondo, di tutto il Mezzogiorno italiano, il problema della effettiva conquista della terra da parte di chi la lavora. Il nostro Partito ha l’obbligo di porselo e di risolverlo. La conquista della terra si prepara oggi con le stesse armi con le quali gli operai preparano la conquista della fabbrica, cioè formando gli organismi che permettano alla massa che lavora di governarsi da sé, sul luogo del suo lavoro. Il movimento degli operai e quello dei contadini confluiscono naturalmente in una sola direzione, nella creazione degli organi del potere proletario.
La rivoluzione russa ha trovato appunto la sua forza e la sua salvezza nel fatto che in Russia operai e contadini, partendo da punti opposti, mossi da sentimenti diversi, si trovarono riuniti per uno scopo comune, in una lotta unica, perché entrambi si convinsero alla prova di non potersi liberare dall’oppressione dei padroni, se non dando alla propria organizzazione di conquista una forma che permettesse di eliminare direttamente lo sfruttatore dal campo della produzione. Questa forma fu il Consiglio, fu il Soviet. La lotta di classe e la guerra dei contadini unirono in tal modo le loro sorti in modo inscindibile ed ebbero un esito comune nella costituzione di un organismo direttivo di tutta la vita del paese.
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