Da noi il problema si pone negli stessi termini. L’operaio e il contadino debbono collaborare in modo concreto inquadrando le loro forze in uno stesso organismo. La sommossa li ha trovati uniti, forse per caso, la rivoluzione deve trovarli coscientemente uniti e concordi. Il controllo della fabbrica e la conquista delle terre debbono essere un problema unico. Settentrione e Mezzogiorno debbono compiere insieme lo stesso lavoro, preparare insieme la trasformazione della nazione in comunità produttiva. Deve apparire sempre piú chiaro che soltanto i lavoratori sono oggi in grado di risolvere e in modo «unitario» il problema del Mezzogiorno; il problema della unità che tre generazioni borghesi hanno lasciato insoluto, verrà risolto dagli operai e dai contadini collaboranti in una forma politica comune, nella forma politica nella quale essi riusciranno a organizzare e a rendere vittoriosa la loro dittatura.
Il rivoluzionario qualificato(18)
La lettera di Lenin al compagno Serrati e ai comunisti italiani ha riscosso un coro di approvazioni entusiastiche. Un malinconico scrittore della Stampa ha trovato immediatamente che Lenin è... un giolittiano; al Congresso della Camera del lavoro di Torino e provincia si è trionfalmente sventolata la lettera di Lenin per convincere i delegati che... non bisogna dare il voto ai disorganizzati nella elezione dei commissari di reparto. A noi la lettera di Lenin ha fatto ricordare una vecchia tesi di Lenin sul rivoluzionario «qualificato».
I rivoluzionari devono conoscere la «macchina» della rivoluzione, i rivoluzionari devono conoscere il processo di sviluppo della rivoluzione, i rivoluzionari devono essere uomini politici responsabili e non essere solamente degli agitatori.
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