I comunisti italiani hanno finora brancolato nel buio. Le masse proletarie italiane, come tutte le masse proletarie del mondo, hanno compreso che la «macchina» della rivoluzione è il sistema dei Consigli, hanno compreso che il processo di sviluppo della rivoluzione è segnato dal sorgere dei Consigli, dal coordinarsi e dal sistemarsi dei Consigli: hanno compreso che il processo di sviluppo della rivoluzione è segnato dal fatto che le masse popolari riconoscono nel sistema dei Consigli l’organo di governo delle masse d’uomini e della produzione industriale e agricola e determinano con la loro indifferenza, con questo loro passaggio di psicologia politica, l’atrofia delle forme politiche attuali, la morte storica della democrazia borghese. Il Partito socialista ha aderito alla III Internazionale, ha aderito alla concezione della III Internazionale secondo la quale la lotta di classe, nel periodo attuale, deve incarnarsi nei Consigli e deve essere rivolta alla conquista del potere; ma il Partito socialista non ha neppur tentato di uscire dal dominio delle affermazioni verbali, non ha indicato agli operai e ai contadini la via concreta delle realizzazioni costituzionali. Per la III Internazionale, «fare» la rivoluzione significa «dare» il potere ai Soviet, significa lottare per conquistare la maggioranza comunista nei Soviet; per la III Internazionale essere rivoluzionari significa uscire dal dominio del corporativismo sindacale e del settarismo di partito e vedere il movimento nelle masse umane che cercano una forma, e lavorare affinché questa forma sia il sistema dei Consigli.
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