Da tutte queste zone di lavoro, che non possono non avere diritti politici nello Stato operaio, da queste zone di lavoro nelle quali l’industrialismo capitalistico non è ancora riuscito a creare le condizioni del lavoratore proletario, del lavoratore che non è proprietario ed è matematicamente certo di non diventare mai proprietario, possono nascere, dopo la rivoluzione, forze politiche antiproletarie, forze politiche che tendono a far rinascere la proprietà capitalistica e lo sfruttamento della classe operaia.
Il Partito socialista, in quanto rappresenta gli interessi economici della classe operaia minacciata di morte dalla proprietà privata del capitale, sarà dalla classe operaia mandato al governo rivoluzionario della nazione. Ma il Partito socialista sarà partito di governo solo in quanto riuscirà a far superare alla classe tutte queste difficoltà, solo in quanto riuscirà a ridurre tutti gli uomini in società al tipo fondamentale del proletario emancipato e rigenerato dalla schiavitú del salario, solo in quanto riuscirà a fondare la società comunista, cioè l’Internazionale delle nazioni senza Stato. Il Partito socialista diventerà partito di governo rivoluzionario solo quando porrà dei fini concreti alla rivoluzione, quando dirà: la rivoluzione proletaria risolverà in tali e tali modi questi e questi problemi della vita moderna che assillano e fanno disperare le masse umane. La rivoluzione come tale è oggi il programma massimo del Partito socialista: essa deve diventare il programma minimo: programma massimo deve essere quello che indica le forme e i modi con cui la classe operaia giunge, col suo ordinato e metodico lavoro proletario, a sopprimere ogni antagonismo e ogni conflitto che può emergere dalle condizioni in cui il capitalismo lascia la società, e a fondare la società comunista.
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