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      Lo sviluppo dell’organizzazione sindacale è caratterizzato da questi due fatti: 1) il sindacato abbraccia una sempre maggior quantità di effettivi operai, cioè incorpora nella disciplina della sua forma una sempre maggior quantità di effettivi operai; 2) il sindacato concentra e generalizza la sua forma fino a riporre in un ufficio centrale il potere della disciplina e del movimento: esso cioè si stacca dalle masse che ha irreggimentato, si pone fuori dal gioco dei capricci, delle velleità, delle volubilità che sono proprie delle grandi masse tumultuose. Cosí il sindacato diventa capace a contrarre patti, ad assumersi impegni: cosí esso costringe l’imprenditore ad accettare una legalità nei suoi rapporti con l’operaio, legalità che è condizionata dalla fiducia che l’imprenditore ha nella solvibilità del sindacato, dalla fiducia che l’imprenditore ha nella capacità del sindacato di ottenere da parte delle masse operaie il rispetto degli obblighi contratti.
      L’avvento di una legalità industriale è stata una grande conquista della classe operaia, ma essa non è l’ultima e definitiva conquista: la legalità industriale ha migliorato le condizioni della vita materiale della classe operaia, ma essa non è piú che un compromesso, che è stato necessario compiere, che sarà necessario sopportare fin quando i rapporti di forza saranno sfavorevoli alla classe operaia. Se i funzionari dell’organizzazione sindacale considerano la legalità industriale come un compromesso necessario ma non perpetuamente, se essi rivolgono tutti i mezzi di cui il sindacato può disporre per migliorare i rapporti di forza in senso favorevole alla classe operaia, se essi svolgono tutto il lavoro di preparazione spirituale e materiale necessario perché la classe operaia possa in un momento determinato iniziare un’offensiva vittoriosa contro il capitale e sottometterlo alla sua legge, allora il sindacato è uno strumento rivoluzionario, allora la disciplina sindacale, pur quando è rivolta a far rispettare dagli operai la legalità industriale, è disciplina rivoluzionaria.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334