Continuammo; il problema dello sviluppo della Commissione interna divenne problema centrale, divenne l’idea dell’Ordine Nuovo; era esso posto come problema fondamentale della rivoluzione operaia, era il problema della «libertà» proletaria. L’Ordine Nuovo divenne, per noi e per quanti ci seguivano, «il giornale dei Consigli di fabbrica»; gli operai amarono l’Ordine Nuovo (questo possiamo affermarlo con intima soddisfazione), e perché gli operai amarono l’Ordine Nuovo? Perché negli articoli del giornale ritrovavano una parte di se stessi, la parte migliore di se stessi; perché sentivano gli articoli dell’Ordine Nuovo pervasi dallo stesso loro spirito di ricerca interiore: «Come possiamo diventar liberi? Come possiamo diventare noi stessi?» Perché gli articoli dell’Ordine Nuovo non erano fredde architetture intellettuali, ma sgorgavano dalla discussione nostra con gli operai migliori, elaboravano sentimenti, volontà, passioni reali della classe operaia torinese, che erano state da noi saggiate e provocate, perché gli articoli dell’Ordine Nuovo erano quasi un «prendere atto» di avvenimenti reali, visti come momenti di un processo di intima liberazione ed espressione di se stessa da parte della classe operaia. Ecco perché gli operai amarono l’Ordine Nuovo ed ecco come si «formò» l’idea dell’Ordine Nuovo. Il compagno Tasca non collaborò per nulla a questa formazione, a questa elaborazione; l’Ordine Nuovo sviluppò la propria idea all’infuori della sua volontà e del suo «contributo» alla rivoluzione.
| |
Commissione Ordine Nuovo Ordine Nuovo Consigli Ordine Nuovo Ordine Nuovo Ordine Nuovo Ordine Nuovo Ordine Nuovo Ordine Nuovo Ordine Nuovo Tasca Ordine Nuovo
|