Secondo la concezione svolta nell’Ordine Nuovo, concezione che, per essere tale, era organizzata intorno a un’idea, all’idea di libertà (e concretamente, nel piano della creazione storica attuale, intorno all’ipotesi di una azione autonoma rivoluzionaria della classe operaia), il Consiglio di fabbrica è un istituto di carattere «pubblico», mentre il Partito e il sindacato sono associazioni di carattere «privato». Nel Consiglio di fabbrica l’operaio entra a far parte come produttore, in conseguenza cioè di un suo carattere universale, in conseguenza della sua posizione e della sua funzione nella società, allo stesso modo che il cittadino entra a far parte dello Stato democratico parlamentare. Nel Partito e nel sindacato l’operaio entra a far parte «volontariamente», firmando un impegno scritto, firmando un «contratto», che egli può stracciare in ogni momento: il Partito e il sindacato, per questo loro carattere di «volontarietà», per questo loro carattere «contrattualista», non possono essere in nessun modo confusi col Consiglio, istituto rappresentativo, che si sviluppa non aritmeticamente ma morfologicamente, e tende, nelle sue forme superiori, a dare il rilievo proletario dell’apparecchio di produzione e di scambio creato dal capitalismo ai fini del profitto. Lo sviluppo delle forme superiori dell’organizzazione dei Consigli non era perciò dall’Ordine Nuovo indicato con la terminologia politica propria delle società divise in classi, ma con accenni all’organizzazione industriale.
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