La polemica ha servito a dimostrare che gli appunti mossi da me alla relazione Tasca erano fondatissimi: il Tasca aveva una superficiale infarinatura sul problema dei Consigli, e aveva solo una smania invincibile di tirar fuori una «sua» concezione, di iniziare una «sua» azione, di aprire una nuova èra nel movimento sindacale.
Il commento al Congresso camerale e al fatto dell’intervento del compagno Tasca per determinare il voto di una mozione con carattere esecutivo, era stato dettato dalla volontà di mantenere integralmente il programma della rassegna. I Consigli di fabbrica hanno la loro legge in se stessi, non possono e non debbono accettare la legislazione degli organismi sindacali che appunto essi hanno il fine immediato di rinnovare fondamentalmente. Allo stesso modo: il movimento dei Consigli di fabbrica vuole che le rappresentanze operaie siano emanazione diretta delle masse e siano legate alla massa da un mandato imperativo: l’intervento a un congresso operaio del compagno Tasca, come relatore, senza mandato di nessuno, su un problema che interessa tutta la massa operaia, e la cui soluzione imperativa avrebbe dovuto legare la massa, era talmente in contrasto con l’indirizzo ideale dell’Ordine Nuovo, che il commento, nella sua forma aspra, era perfettamente giustificato ed era assolutamente doveroso.
Il giudizio di Lenin(35)
Nella sua lettera, pubblicata in un’altra parte del giornale, il compagno D. R. accenna alla tesi in cui il compagno Lenin esprime la sua solidarietà col movimento torinese e con l’Ordine Nuovo.
| |
Tasca Tasca Consigli Congresso Tasca Consigli Consigli Tasca Ordine Nuovo Lenin Lenin Ordine Nuovo
|