Nell’attuale periodo storico e in conseguenza della guerra imperialista che ha profondamente mutato la struttura dell’apparecchio nazionale e internazionale di produzione e di scambio, è divenuta caratteristica la rapidità con cui si svolge il processo di dissociazione dei partiti politici tradizionali, nati sul terreno della democrazia parlamentare, e del sorgere di nuove organizzazioni politiche: questo processo generale ubbidisce a una intima logica implacabile, sostanziata dalle sfaldature delle vecchie classi e dei vecchi ceti e dai vertiginosi trapassi da una condizione ad un’altra di interi strati della popolazione in tutto il territorio dello Stato, e spesso in tutto il territorio del dominio capitalistico.
Anche le classi sociali storicamente piú pigre e tarde nel differenziarsi, come la classe dei contadini, non sfuggono all’azione energica dei reagenti che dissolvono il corpo sociale; sembra anzi che queste classi, quanto piú sono state pigre e tarde nel passato, tanto piú oggi vogliano celermente giungere alle conseguenze dialetticamente estreme della lotta delle classi, alla guerra civile e alla manomissione dei rapporti economici. Abbiamo visto, in Italia, nello spazio di due anni, sorgere come dal nulla un potente partito della classe contadinesca, il Partito popolare, che nel suo nascere presumeva rappresentare gli interessi economici e le aspirazioni politiche di tutti gli strati sociali della campagna, dal barone latifondista al medio proprietario terriero, dal piccolo proprietario al fittavolo, dal mezzadro al contadino povero.
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