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      In verità il Partito socialista italiano, per le sue tradizioni, per le origini storiche delle varie correnti che lo costituirono, per il patto d’alleanza, tacito o esplicito, con la Confederazione generale del lavoro (patto che nei congressi, nei Consigli e in tutte le riunioni deliberative serve a dare un potere e un influsso ingiustificato ai funzionari sindacali), per l’autonomia illimitata concessa al gruppo parlamentare (che dà, anche ai deputati nei congressi, nei Consigli e nelle deliberazioni di piú alta importanza un potere e un influsso simile a quello dei funzionari sindacali e altrettanto ingiustificato), il Partito socialista italiano non differisce per nulla dal Labour Party inglese ed è rivoluzionario solo per le affermazioni generali del suo programma. Esso è un conglomerato di partiti; si muove e non può non muoversi pigramente e tardamente; è esposto continuamente a diventare il facile paese di conquista di avventurieri, di carrieristi, di ambiziosi senza serietà e capacità politica; per la sua eterogeneità, per gli attriti innumerevoli dei suoi ingranaggi, logorati e sabotati dalle serve-padrone, non è mai in grado di assumersi il peso e la responsabilità delle iniziative e delle azioni rivoluzionarie che gli avvenimenti incalzanti incessantemente gli impongono. Ciò spiega il paradosso storico per cui in Italia sono le masse che spingono e «educano» il Partito della classe operaia e non è il Partito che guida ed educa le masse.
      Il Partito socialista si dice assertore delle dottrine marxiste; il Partito dovrebbe quindi avere, in queste dottrine, una bussola per orientarsi nel groviglio degli avvenimenti, dovrebbe possedere quella capacità di previsione storica che caratterizza i seguaci intelligenti della dialettica marxista, dovrebbe avere un piano generale di azione basato su questa previsione storica, ed essere in grado di lanciare alla classe operaia in lotta parole d’ordine chiare e precise; invece il Partito socialista, il partito assertore del marxismo in Italia, è, come il Partito popolare, come il partito delle classi piú arretrate della popolazione italiana, esposto a tutte le pressioni delle masse e si muove e si differenzia quando già le masse si sono spostate e differenziate.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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