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L’«Ordine Nuovo» a Mosca(38)
Nel Soviet del 3 ottobre il compagno Bordiga riferisce il modo in cui si svolse la discussione tra i delegati italiani e la rispettiva commissione del Congresso di Mosca, sulla famosa tesi 17 della relazione di Lenin sui Compiti del II Congresso dell’Internazionale comunista. Dopo aver riportato il testo della tesi, da noi pubblicato nelle «Cronache» del n. 13 (21 agosto), il compagno Bordiga riferisce:
«Nessuno dei delegati italiani accettò questa formulazione. Serrati e Graziadei osservarono nel Consiglio nazionale la sezione di Torino essersi schierata contro la direzione del Partito sulla questione dello sciopero piemontese, e il valorizzarla equivaleva a sanzionare, oltre alle sue accuse, il suo atteggiamento “contrario alla disciplina”». Bombacci osservò che era anche pericoloso valorizzare le tendenze sindacalisteggianti dell’Ordine Nuovo e la sua interpretazione del movimento dei Consigli di fabbrica. Polano sostenne che essendo la Commissione esecutiva della sezione torinese formata in gran parte da astensionisti, si veniva ad approvare l’opera della nostra frazione, sconfessata sulla questione parlamentare. Bordiga rilevò anch’egli la possibilità dell’equivoco circa la sanzione a tutto l’indirizzo dell’Ordine Nuovo, che oltre ad essere contrario alle direttive del Congresso sulla questione sindacale e della costituzione dei Soviet, era stato fautore della unità del Partito fino a poco prima del Convegno di Milano.
Lenin e Bukharin dichiararono formalmente che non avevano inteso esprimere un giudizio sull’indirizzo dell’Ordine Nuovo, su cui non erano abbastanza documentati, ma solo indicare la citazione precisa di un documento al quale soltanto si riferiva la loro approvazione.
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