Venne quindi solo modificata in tal senso la forma grammaticale: «proposizioni indirizzate dalla sezione ecc. ed apparse nel numero... ecc.». Inoltre su proposta di Bordiga venne aggiunto in fine del secondo periodo: «e del lavoro da svolgere nei sindacati».
È interessante che i compagni e i lettori conoscano questi giudizi sulla sezione torinese e sull’Ordine Nuovo. Che la sezione torinese abbia, nello sciopero di aprile, infranta (ahimè) la disciplina, è stato sussurrato, ma non è stato mai provato e sarebbe difficile assai provare. Le tendenze sindacalisteggiani dell’Ordine Nuovo sono anche esse un mito: abbiamo semplicemente il torto di credere che la rivoluzione comunista possano attuarla solo le masse, e non possa attuarla né un segretario di partito né un presidente di repubblica a colpi di decreto; pare questa fosse anche l’opinione di Carlo Marx e di Rosa Luxemburg e sia l’opinione di Lenin, i quali tutti per Treves e Turati sono dei sindacalisti anarchici. È vero invece che l’Ordine Nuovo, quando era ancora una «palestra», pubblicò un editoriale (del compagno Tasca) favorevole all’unità. Le tesi che pubblichiamo in questo numero sui sindacati, sui Consigli di fabbrica e sulla formazione dei Soviet possono dare ai lettori modo di giudicare se l’indirizzo dell’Ordine Nuovo sia stato contrario alle direttive del Congresso: le tesi di Radek sono davvero nuove per i nostri lettori? sono davvero contrarie a quanto sostenne in proposito l’Ordine Nuovo? anche recentemente, nella polemica col Tasca, non si trattò di impedire che i Consigli venissero subordinati ai sindacati opportunisti?
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