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      Il governo non può ricondurre in Italia la corrente dei forestieri, che prima della guerra lasciava mezzo miliardo in oro nel nostro paese. Il governo non può riorganizzare le correnti emigratorie, che prima della guerra alleggerivano il territorio di 250 mila disperati all’anno, e rappresentavano per il bilancio italiano una rimessa di 700 milioni in oro. Il governo non può sanare la crisi dell’industria siderurgica, che si mangia ogni anno centinaia e centinaia di milioni in oro, che corrompe l’organizzazione del credito, che impedisce ai contadini di avere strumenti agricoli a buon mercato, che impedisce quindi una ripresa nella produzione degli alimenti. L’Italia è stata ridotta tutta una piaga dalla guerra, e il sangue scorre a ruscelli dal corpo tagliuzzato. Ecco l’origine della reazione: la paura folle della morte per esaurimento, mescolata al desiderio sfrenato di buttarsi addosso a un organismo nazionale ancora in qualche efficienza per divorarselo, per cercare di salvarsi con una trasfusione di sangue. Ed ecco l’origine del comunismo, che è conseguenza della reazione, che è l’atteggiamento della classe operaia verso la reazione. Solo la classe operaia non è responsabile all’interno delle condizioni in cui è stata piombata la nazione; solo la classe operaia può sperare di avere all’estero, per l’organizzazione internazionale, quel sostegno che impedisca al paese di piombare ancor piú giú, nell’estrema barbarie; solo la classe operaia, che non ha privilegi di sorta, può dare alla maggioranza della popolazione italiana la sicurezza che lo Stato proletario non rinsalderà privilegi e farà di tutto per far uscire il paese dal caos.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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