I riformisti e i borghesi, che accusano i rivoluzionari di vedere la Russia come modello storico, cadono cosí in uno stupido parallelismo tra l’Italia e la Russia a proposito del blocco. La verità è che l’Italia si trova in condizioni diverse, e in condizioni enormemente peggiori della Russia, se queste condizioni vengono valutate dal punto di vista della proprietà privata e nazionale. La Russia possiede oro e platino (le banche russe, come è noto, possedevano le piú ingenti masse auree del mondo); la Russia possiede qualche scorta di grano e di pelli, possiede molto legname e molto minerale. La Russia potrebbe commerciare questa ricchezza; è realmente il blocco che le impedisce di commerciare la sua ricchezza, perché il capitalismo mondiale sostiene che la ricchezza esistente in Russia è proprietà dei borghesi e non degli operai e non vuole permettere agli operai russi di compiere atti di commercio internazionale. Se la Russia dei Soviet non fosse costretta a difendersi dalle aggressioni della reazione internazionale, il popolo russo potrebbe rivolgere tutta la sua energia creatrice a riprodurre la ricchezza distrutta dalla guerra, a produrre nuovi strumenti e nuova organizzazione economica; esso può far ciò, perché la Russia è ricca come suolo e come sottosuolo, perché la Russia ha una popolazione scarsissima su uno sterminato territorio.
L’Italia è povera «nazionalmente»; l’operaio italiano può salvarsi, il popolo italiano può salvarsi solo in quanto si realizzi l’Internazionale comunista, cioè solo in quanto venga abolita, oltre che la proprietà privata, anche la proprietà nazionale, solo in quanto sia attuata una organizzazione internazionale delle economie nazionali, che ponga il produttore italiano su un piede di eguaglianza col produttore inglese, americano, russo, indiano ecc.
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