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      L’unica preoccupazione della maggioranza del congresso è stata quella di salvaguardare e garantire la posizione e il potere politico degli attuali dirigenti sindacali, di salvaguardare e garantire la posizione e il potere (potere impotente) del Partito socialista.
      La nostra lotta contro il funzionarismo sindacale non poteva essere giustificata meglio. In molte regioni d’Italia le folle dei lavoratori erano scese in campo per difendere il loro elementare diritto alla vita, alla libertà di muoversi nelle strade, alla libertà di associarsi, di riunirsi, di avere propri locali di riunione. Il campo della lotta rapidamente divenne tragico: fiamme d’incendio, cannonate, fuoco di mitragliatrici, decine e decine di morti. La maggioranza del congresso non si commosse per questi avvenimenti; la tragedia delle folle popolari che disperatamente si difendevano da nemici implacabili e crudeli non fu capace a rendere seri, a infondere il senso delle proprie responsabilità storiche in questa maggioranza formata di uomini dal cuore inaridito e dal cervello disseccato. Questi uomini non vivono piú per la lotta delle classi, non sentono piú le stesse passioni, gli stessi desideri, le stesse speranze delle masse: tra loro e le masse si è scavato un incolmabile abisso, l’unico contatto tra loro e le masse è il registro dei conti o lo schedario dei soci. Questi uomini non vedono piú il nemico nella borghesia, lo vedono nei comunisti; hanno paura della concorrenza, sono da capi divenuti banchieri d’uomini in regime di monopolio, e il minimo accenno di una concorrenza li rende folli di terrore e di disperazione.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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