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      Il Congresso confederale di Livorno è stato per noi un’esperienza formidabile; il nostro pessimismo è stato superato da questa esperienza. Noi dell’Ordine Nuovo abbiamo sempre visto nel problema sindacale, nel problema dell’organizzazione delle grandi masse, nel problema della scelta del personale dirigente di questa organizzazione, il problema centrale del movimento rivoluzionario moderno; mai però, come oggi, abbiamo sentito tutta la gravità e l’estensione del problema, mai, come oggi, abbiamo sentito tutta la cancrena che rode il movimento. Al congresso gli articoli dell’Ordine Nuovo sono stati letti, postillati, commentati, hanno riempito l’aula di clamori e di tumulti: eppure quegli articoli non dicevano neppure la decima parte del giudizio pessimistico nostro sulla insufficienza degli uomini e delle istituzioni. Eppure questo giudizio si è ancora aggravato dopo il congresso. Sí, perché mentre gli operai si battevano nelle vie e nelle piazze, mentre le fiamme d’incendio riempivano di terrore le popolazioni e le inducevano disperate all’esasperazione individuale e alle piú spaventose rappresaglie, noi non avremmo concepito neppure che i sedicenti delegati di queste masse popolari si perdessero nelle bassure piú paludose e miasmatiche della lotta personale; le folle si svenavano nelle vie e nelle piazze, entravano in iscena i cannoni e le mitragliatrici, e questi dirigenti, questi capi, questi futuri amministratori della società impazzivano e schiumavano per un articolo di giornale, per un trafiletto, per un titolo.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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