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      Ecco perché, nelle varie fasi del suo sviluppo, la classe operaia ha appoggiato i partiti politici piú diversi. Ha incominciato con l’appoggiare i partiti liberali: si è unita cioè con la borghesia cittadina e ha lottato per annientare i residui del feudalismo economico nelle campagne; la borghesia industriale è riuscita cosí a spezzare il monopolio dei viveri, a introdurre anche nelle campagne un po’ di liberalismo economico, a far ribassare il costo della vita, ma tutta questa azione si rivelò disastrosa per la classe operaia che vide abbassarsi la media dei suoi salari. La classe operaia appoggiò in un secondo periodo i partiti democratici piccolo-borghesi e lottò per allargare i quadri dello Stato borghese, per introdurre nuove istituzioni, per sviluppare le istituzioni esistenti. Fu ingannata una seconda volta; tutto il nuovo personale dirigente che si era formato in questa lotta passò con armi e bagagli nel campo della borghesia, rinnovò la vecchia classe dominante, dette i nuovi ministri e i nuovi grandi funzionari allo Stato parlamentare burocratico. Lo Stato non fu neppure trasformato; esso continuò a vivere nei limiti fissati dallo Statuto albertino, nessuna libertà effettiva fu conquistata per il popolo; la Corona continuò a rimanere l’unico potere reale della società italiana, poiché, attraverso il governo, continuò ad aver sottoposti ai suoi voleri la magistratura, il Parlamento, la forza armata del paese.
      Con la creazione del Partito comunista, la classe operaia rompe tutte le tradizioni e afferma la sua maturità politica.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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