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      Credono i proletari che l’azione loro si possa esaurire nella lotta di ogni giorno, per la difesa dei salari e dell’orario?
      Se credono questo non vadano a votare, oppure ci vadano solo per mandare in Parlamento della gente che contratti col governo quando non si può contrattare con gli industriali, della gente che si serva della sua autorità parlamentare per far mettere ai contratti sindacali una firma di garanzia dai governanti dello Stato borghese.
      Credono i proletari che nel momento attuale sia loro possibile continuare nella via seguita nei primi decenni della lotta di classe, di raccogliere lentamente, grano a grano, energie per costruire istituti di difesa del proletariato, per mettere assieme organismi di addestramento delle capacità amministrative e tecniche dei lavoratori: cooperative, banche, uffici di collocamento e cosí via? Se credono che questo basti mandino deputati in Parlamento solo per difendere questi istituti, per creare ad essi, nell’orbita dello Stato borghese, una possibilità di esistenza.
      Credono i proletari che la conquista di sempre maggior numero di posti negli organismi dello Stato borghese costituisca un accrescimento effettivo delle forze e delle capacità della classe lavoratrice, una conquista reale, concreta di potere da parte di essa? Credono che la vittoria dei proletari possa essere concepita come risultante da una conquista da parte dei proletari di una maggioranza di posti nel Parlamento borghese o dal maggior numero possibile di amministrazioni locali?


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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