I 14.000 riformisti erano rimasti tutti, i nuovi venuti erano quasi tutti riformisti; dove erano andati a finire i 98.000 comunisti unitari, divisi in serratiani, velliani, cazzamalliani, gianlaterrestri, baratoniani? Si trovarono ridotti della metà e quale metà! E allora il Partito si impinguò: i Pietro Nenni, i Francesco Repaci, i Gerolamo Lazzeri, i Guido Pazzi, i Mario Guarnieri, gli Enrico Ferri, i Corso Bovio, gli Arnaldo Lucci diedero nuovo decoro al vecchio e glorioso Partito, divennero corrispondenti speciali da Parigi, deputati, fondatori di banche. Certo non bramano scissioni i grandi uomini dell’Avanti! Certo non sono ciecamente gelosi l’uno dell’altro; per non essere morsi dalla gelosia essi curano minuziosamente l’attrezzatura delle... compagnie. Essi seguono gli stessi criteri di Ruggero Ruggeri, di Ermete Zacconi, di Luigi Carini: un solo divo e molte comparse; si mobilitano tutte le zucche galleggianti, i Bacci, i Gian La Terra, i Baratono e si fanno le corone per i grandi uomini, e si aggiungono nuovi fegatelli e nuovi allori alla immacolata bandiera che non piegò mai lembo. Cosí si prendono molti voti alle elezioni, si hanno i voti aggiunti nelle liste del Partito popolare, si mandano molti deputati al Parlamento. Intanto le masse operaie, colpite dalla disoccupazione, muoiono di fame; le masse contadine, dominate dal fascismo, impazziscono per il terrore bianco; il popolo italiano diventa un’orda di straccioni, di affamati, di pazzi, di selvaggi. O felice, felice, felice Partito socialista italiano, Partito del proletariato italiano, Partito della rivoluzione italiana, vecchio e glorioso, che non conosci espulsioni, che non conosci disciplina, Barnum dove ogni italiano liberamente può fare i suoi giochi!
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