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      L’on. Mussolini, che aspira al ruolo di abilissimo e accortissimo deputato, apparirà nella sua veste reale: una mosca cocchiera, un apprendista negromante che ha imparato la formula per evocare il diavolo, ma ignora quella che può ricacciarlo nell’inferno. I fascisti saranno, dalla tribuna parlamentare e dal Popolo d’Italia, sermoneggiati o sconfessati come «falsi fascisti»; gli operai che opporranno una resistenza alle violenze reazionarie saranno massacrati come «delinquenti comunisti»; e il trattato avrà vigore in quanto permetterà ad Armando Bussi di essere cordiale con Benito Mussolini e a Tito Zaniboni di stringere la mano a Farinacci o a De Vecchi.
      La pace fra fascisti e socialisti è il risultato di uno stato di coscienza, in cui interferiscono i due fallimenti politici. La tattica fascista, in quanto corrispondeva a un piano politico preordinato, si proponeva di far rientrare nella legalità costituzionale i capi socialisti e di indurli alla collaborazione. L’on. Giolitti favorí il movimento fascista per incanalarlo a questo fine preciso. Le masse furono massacrate impunemente, le Camere del lavoro, le Case del popolo, le cooperative furono incendiate e saccheggiate impunemente per indurre i capi socialisti alla riflessione. Fu applicato su grande scala un metodo pedagogico in uso un tempo nella famiglia reale inglese: il principino era sempre accompagnato da un ragazzo di bassa casta, il quale si prendeva le busse per lui; la pietà per le sofferenze e per il pianto di questo infelice doveva indurre a migliori propositi il principino in preda ai capricci, alle bizze, alla svogliatezza.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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