Ufficiali superiori furono incaricati di girare l’Italia, di riferire, di suggerire. L’onorevole Bonomi è il vero rappresentante di questa fase sanguinosa della storia borghese. Come Noske, come Millerand e Briand egli viene dal socialismo. La borghesia si affida a questi uomini appunto perché hanno militato e capeggiato nel movimento operaio; essi ne conoscono le debolezze e ne sanno corrompere gli uomini.
L’avvento di Bonomi al potere, dopo l’ingresso dei fascisti in Parlamento, ha questo significato: la reazione italiana contro il comunismo da illegale diventerà legale. Essere comunisti, lottare per l’avvento al potere della classe operaia non sarà un delitto solo secondo il giudizio di un Lanfranconi o di un Farinacci, sarà un delitto «legale», sarà sistematicamente perseguito in nome della legge, non piú solo in nome del locale Fascio di combattimento. Si svolgerà in Italia lo stesso processo che si è svolto negli altri paesi capitalistici. Contro l’avanzata della classe operaia, avverrà la coalizione di tutti gli elementi reazionari, dai fascisti, ai popolari, ai socialisti: i socialisti diventeranno anzi l’avanguardia della reazione antiproletaria poiché meglio conoscono le debolezze della classe operaia e perché hanno delle vendette personali da compiere.
I comunisti non si sono fatti mai delle illusioni in proposito. Sanno di dover combattere una lotta mortale, senza quartiere. Bonomi è il primo anello della catena di delitti che la socialdemocrazia si accinge a commettere in Italia.
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