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      E si sono salvati quei popoli che hanno avuto fede in se stessi e nei propri destini e hanno affrontato la lotta, audacemente.
      Ma se cosí pensano i comunisti, per i dati obbiettivi della situazione, per i rapporti di forza con l’avversario, per le possibilità di dominare il marasma e il caos creati dalla guerra imperialista, per tutti gli elementi che non possono essere inventariati e sui quali non sempre si può fare un esatto calcolo di probabilità, essi però vogliono almeno che i fini politici siano chiari e concreti, essi non vogliono che si ripeta oggi ciò che è avvenuto nel settembre 1920, non vogliono almeno per ciò che può essere previsto, che può essere valutato, che può essere predisposto dall’attività politica organizzata in partito. Gli operai hanno modo di esprimere il loro parere; gli operai socialisti, che sono rivoluzionari, che hanno dall’esperienza di questi ultimi mesi tratto qualche insegnamento, hanno modo di far pressione sul Partito socialista, di costringerlo a uscire dall’equivoco e dall’ambiguità, di fargli assumere una posizione netta e precisa in questo problema che è il problema della stessa incolumità fisica dell’operaio e contadino. L’on. Mingrino è deputato socialista; se è uomo sincero, come noi crediamo, prenda egli l’iniziativa di fare uscire dal torpore e dall’indecisione le masse che seguono ancora il suo partito, ma non ponga dei limiti alla loro espansione se non vuole avere la responsabilità di aver procurato al popolo italiano una nuova disfatta e un nuovo fascismo moltiplicato per tutte le vendette che la reazione implacabilmente esercita sui titubanti e sugli indecisi, dopo aver massacrato le avanguardie d’assalto.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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