C’è dell’ironia in questa azione pacificatrice del governo italiano. Chi sarà dunque il custode e il garante del «trattato di pace»? Chi si fiderà della parola di un governo che in tal modo, clamorosamente, confessa o di essere impotente o di essere in malafede? Come farà rispettare la «carta» che dovrebbe essere giurata dai sovversivi e dai fascisti, questo governo che non fa rispettare la carta fondamentale dello Stato giurata dal re al popolo italiano?
I comunisti non parteciperanno certamente a questo «mercato di sciocchi», non compiranno certamente questo delitto contro il popolo italiano. Non può esserci pace tra il carnefice e la sua vittima, non può esserci pace tra il popolo e i suoi massacratori. Il Partito comunista si assume tutte le responsabilità di questo suo atteggiamento. Sa di diventare il bersaglio della coalizione reazionaria, ma è sicuro che anche se «pacifista» diverrebbe egualmente il bersaglio della reazione coalizzata. La classe operaia italiana ha già visto quanto valgano le parole del governo italiano, dopo lo sgombero delle fabbriche occupate. Non dovevano esserci rappresaglie: a migliaia gli operai sono stati cacciati in galera, e i tribunali sudano sette camicie per imbastire un colossale complotto; a centinaia di migliaia gli operai sono stati buttati sulla strada a crepare di fame con le loro famiglie. A Torino anche gli operai socialisti hanno già avuto la scottatura per la loro fiducia nella parola dei reazionari: hanno lasciato che in un primo tempo fossero licenziati dalle officine i comunisti, i piú audaci lottatori della rivoluzione, hanno firmato un patto; oggi è venuta la loro volta, oggi essi vengono licenziati.
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Stato Partito Torino
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